29 research outputs found

    new urban trends towards the use of public space in turin

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    What do we mean when we talk about public space? We asked this question, among others about the relationship between urban populations and public spaces, to some people in the context of the National Research Program (PRIN 2009) titled 'Public Spaces, moving populations and urban renewal programs'. This paper reports part of the outcome of the research done within the local unit of Turin (Italy), which has been developed with a set of interviews to local stakeholders and with a field research in the selected areas of the City Centre and the districts of San Salvario and Barriera di Milano.From the answers of the stakeholders emerged some relevant issues that I analysed through a selected literature about the concept of public space. The result is a sort of catalogue of typical public spaces of the city, as acknowledged by the local stakeholders and by the field research, and analysed through the international literature. The typologies identified are: traditional public spaces, 'cappuccino' spaces, weak sociality spaces, new virtual public spaces and the 'District Houses', a new type of public space emerging in the city. To identify them, some characteristic pictures of public spaces of Turin and interviews' pieces are also reported.However, facing this scenario built on the empirical research, we should mind that the conflicting views of public space depend also on the professional and cultural background of the interviewees, which is such fickle data that it cannot be catalogued. So, the catalogue proposed is not exhaustive, but only indicative of the trend about new perspectives on the meaning of public space which emerged through research conducted in the city of Turin.</p

    Postfordismo e trasformazione urbana.Casi di recupero dei vuoti industriali e indicazioni per le politiche nel territorio torinese

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    Il volume sulle aree dismesse e la trasformazione urbana promosso dalla Direzione Competitività della Regione Piemonte e dall'ente strumentale di ricerca economica e sociale, IRES Piemonte, racchiude contributi su esperienze di recupero dei vuoti urbani industriali e casi rilevanti della trasformazione urbana che hanno interessato Torino e la sua area metropolitana.- Prefazione #7- Introduzione #9- 1. Le ristrutturazioni industriali e il territorio: crisi, declino,metamorfosi? #33- 2. Scoprire i vuoti industriali: analisi e riflessioni a partire da censimenti e mappature di aree industriali dismesse a Torino #51- 3. Le aree dismesse nella riqualificazione e nella rigenerazione urbana a Torino (1990-2015) #113- 4. La trasformazione urbana tra grandi interventi e architetture “ordinarie”. #147- 5. Due esperienze di rigenerazione urbana sul territorio torinese:il Comitato Parco Dora sulla Spina 3 e il Comitato Urban in Barriera di Milano, a Torino #169- 6. Da cittadella industriale a Spina 3: una riconversione incompiuta #193- 7. Ex Diatto - Ex Westinghouse, due casi emblematici per le politiche di rivitalizzazione delle aree industriali torinesi #211- 8. Mirafiori. Dalla componentistica allo yogurt: storia di un progetto di re-industrializzazione #229- 9. Area OSI OVEST-NORD: Toolbox Coworking! #247- 10. Abilitare il territorio metropolitano alla rigenerazione e ad un nuovo sviluppo. Il caso di None, dall'industria subita all'industria inseguita #275- 11. Le ex-Acciaierie Mandelli di Collegno: la storia di una fabbrica,l'attualità del dibattito urbanistico. #301- 12. I programmi territoriali quale motore di rigenerazione urbana e di politiche di contenimento del consumo di suolo nel comune di Settimo Torinese #323- 13. La Regione Piemonte e la sfida del contenimento del consumo di suolo e del riutilizzo delle aree dismesse #353- 14. Torino, la nascita della città postindustriale: quale bilancio? #365- 15. Valutare i rischi della riqualificazione urbanistica e ambientale delle aree industriali dismesse #381- 16. Le aree industriali dismesse e il loro impatto sulla salute: il ruolo dei cittadini e delle amministrazioni locali nell'identificazione dei problemi e delle possibili soluzioni. #405- 17. I giovani e la città che cambia. Nuovi passi e nuovi sguardi sulle tracce di un passato industriale #427- Elenco degli autori e delle autrici #44

    Le politiche europee sulla sicurezza urbana: l'orientamento dell'Unione Europea nella prevenzione del crimine attraverso la pianificazione e la progettazione urbanistica.

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    Il tema della sicurezza urbana è uno dei focus della politica urbana europea, come già affermato dalla Conferenza permanente dei poteri locali e regionali d’Europa, ora è diventato il Congresso dei poteri locali e regionali d’Europa (CLEAR). Recentemente popi è stata stabilità la sezione "Società sicure - Tutelare la libertà e la sicurezza dell’Europa e dei suoi cittadini" all’interno del programma di ricerca Europeo Horizon 2020. La norma UNI CEN TR 14383 "Prevenzione del crimine - Pianificazione urbana e Design", adottata dal CEN nel 2007 e dall’UNI nel 2010, rappresenta uno degli esiti principali della ricerca e dell’orientamento delle politiche europee orientate al tema della sicurezza urbana, ma non è esente da critiche. L’articolo si concentra sul contrasto tra il concetto di una normalizzazione di scala “globale” e l’importanza di coinvolgere i contesti territoriali “locali” per il raggiungimento di città europee più sicure

    Usi progettuali della comunitĂ 

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    La progettazione urbanistica di uno spazio residenziale propone un ordinamento fisico e sociale dello spazio, perciò l’azione tecnica del progetto (o della riqualificazione) di un quartiere è accompagnata da una visione sociale che può assumere una forma comunitaria. La tesi afferma che si possono riconoscere alcune forme tipiche di comunità nella progettazione urbanistica degli spazi residenziali urbani: “la comunità enclave”, “la comunità attiva” e “la comunità durable”. La comunità enclave è legata all’interpretazione “classica” o “tradizionale” del termine, nella “comunità attiva” invece si intende la comunità come “società locale”, la “comunità durable” infine si richiama al concetto di comunità “inoperante”. Gli orientamenti socio-culturali e le scelte tecnico-urbanistiche e architettoniche (disposizione dello spazio fisico, caratteri estetici, ecc.) che guidano questi tre tipi di progetti incidono significativamente sulla loro morfologia sociale; il compito della tesi è quello di provare a spiegare questa relazione complessa tra “idea” (di comunità) e “forma” (del progetto). Gli obiettivi principali della ricerca sono tre, e sono stati articolati secondo una suddivisione per parti. Il primo obiettivo è quello di ripercorrere il significato di “comunità” nell’ambito delle scienze sociali a partire dalla prima trattazione sistematica del termine, definito da Ferdinand Toennies a fine Ottocento. Sebbene la nozione comunità appartenga al vocabolario originario della sociologia (come afferma Bagnasco, 1999), nel capitolo si fa riferimento anche ad altre discipline, quali la psicologia, l’antropologia, ma soprattutto la filosofia, con particolare riferimento alle teorie decostruzioniste” recentemente diffuse in Francia (e in Italia). Lo scopo di questa parte della ricerca infatti non è quello di dare una definizione disciplinare di “comunità”, ma è piuttosto quello di esplorare i significati, vecchi e nuovi, che il dibattito attuale attribuisce a questo concetto. In conclusione ne vengono proposte tre interpretazioni fondamentali: l’interpretazione “classica” o “tradizionale” di comunità, la comunità come “società locale”, e la “comunità inoperante” (liberamente tradotta da La communautè désoeuvrée di J.L.Nancy, 2003). Il secondo obiettivo è quello di analizzare quali progetti residenziali evocano l’idea di comunità nell’evoluzione della disciplina urbanistica a partire dal Secondo dopoguerra in Italia. L’arco temporale a cui si fa riferimento qui è assai più breve rispetto al primo capitolo, ma è congiunturale allo sviluppo della tecnica urbanistica nel nostro paese. La scelta di limitare il campo al solo contesto italiano invece è legata innanzitutto alla maggiore conoscenza già posseduta e reperibile sulle esperienze di progettazione qui in Italia piuttosto che in altri paesi, e poi all’economia stessa (di tempo e di risorse) della ricerca. Nella terza e ultima parte del lavoro vengono osservate le relazioni che si possono stabilire tra la nozione di comunità (secondo i tre significati individuati nella conclusione della prima parte) e la progettazione urbanistica alla scala di quartiere, in riferimento alla sola epoca contemporanea. L’obiettivo principale in questo caso è quello di costruire una sorta di classificazione degli usi progettuali della comunità in Italia oggi, adoperando i tre paradigmi progettuali di comunità che sono stati riconosciuti nella tesi: “la comunità enclave”, “la comunità attiva” e “la comunità durable”. Per esemplificare la classificazione proposta vengono presentati sinteticamente (sotto forma di schede) alcuni progetti residenziali alla scala di quartiere (in ambito urbano) realizzati recentemente in Italia; a partire da questi infatti è possibile riconoscere il riferimento ai paradigmi summenzionati e fornire alcune argomentazioni aperte al dibattito sulla comunità nella progettazione urbanistica
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